venerdì 5 settembre 2008

WONDER - I MAN, I WOMAN


Attesissima ristampa in cd di Wonder, al secolo Ercole "Angelique" Izzo che tanti consensi ebbe agli inizi degli anni ottanta in tutte le discoteche europee. Nonostante il titolo dell'album sia in inglese, le 7 canzoni sono tutte cantate in italiano.
Si comincia con "I man, I woman" dove il cantante esprime la sua rabbia al mattino di fronte allo specchio nel constatare l'ennesima ricrescita di pelo; (Giorni si, giorni no nel riflesso un pelo nero Io non ci stò! E' una guerra, il mio sentiero, la mia arma un depilante e una lama number 3!)
segue con "Superdonna di caucciù" dove in qualche modo anticipa di qualche decennio la diffusione di massa della chirurgia estetica; (Dovrò pure farmi un seno, è il mio uomo e io lo amo, lui lo merita quel seno e io il seno gli darò!).
Continua con "Uomo con la u maiuscola" dove rivendica la sua mascolinità celata tra le pieghe di una donna in fiore (non c'è traccia di serpente o bestia nera all'orizzonte, se non corri io ti agguanto e se inciampi io ti mangio, perché io sono l'uomo, perché io sono il toro) In vena letteraria scrive a quattro mani con Cristiano Malgioglio "Piedi" (ti voglio raccogliere smembrato in mutandoni Lycra blu cuciti con i peli delle ascelle in bella vista sarai tu la mia musa che perdura nel silenzio presente e distante come una vera luce, una speranza fonte di verità).
"Frutti di bosco" è stato il secondo e sfortunato singolo di questo lavoro discografico. Il dolore della morte del suo gatto Alfred lo spinge a confessare il segreto sempre nascosto al mondo della sua omosessualità (il dolore e l'abbandono mi fan chiedere chi sono, dal calzone spunta il rosa, dalle mani smalto blu, sugli occhi dell'ombretto e del Kajal color Ecru.. oh Alfred se ci fossi ancora tu ti parlerei come a una sorella). "Tu mi turbi" è un pò il suo testamento frutto dei suoi tanti momenti di solitudine in piena sintonia col suo specchio (la pace e l'abbandono sul mio corpo incipriato, è l'odore del cimino, odor di maschio odor di muschio odor di mischia oh oh oh amm-ucchi-amoci così senza pensare, tolgo slip mi metto qui tra john e Arlen, che mi faran non so pensar .. non oso dir, fai tutto tu). Chiude l'album la bellissima e lunghissima suite (22 minuti) "Salta il Fosso uccello blu" (Gianni era tornato ma con Johnny mi ha trovato, ho chiamato invano Jimmy che da Gigi mi ha mandato e correvo come un pazzo ma anche gianni era un razzo, nonostante il grosso pacco che faceva su e giù! su e giù! su e giù! salta il fosso uccello blu, la voragine è un po stretta ma puoi farcela dai su!)
Il cd è stato ristampato dalla warner/eastWest a prezzo ridotto.

"THE RATS" IL FILM VINCITORE MORALE DEL FESTIVAL DI VENEZIA

Grandi consensi e oltre 8 minuti di applausi ieri al Festival del Cinema di Venezia alla rappresentazione del film "The Rats" del regista urdu Ashish Apurkikunthak. Devo proprio dire che la visione di questo film ha pienamente ripagato lo stress del viaggio, ancorché in prima classe e completamente pagato da altri.



Descrivere la trama è un poco difficile in quanto è palesemente frutto delle influenze metafisico-visionarie del regista, comunque tenterò di farlo in poche parole:

In un piccolo villaggio dell'Iran meridionale Gusha e Chusni, due amici per la pelle, scoprono di provare attrazione l'uno per l'altro. Per nascondersi dagli occhi della gente, in un luogo dove l'omosessualità è di per se un reato punibile in modo grave, si rifugiano in una buca scavata da loro nel terreno adiacente la casa di Gusha. Un buco profondo 8 metri coperto da alcune aste di legno legate insieme da funi colorate. Finalmente soli e ben nascosti i due consumano il loro primo rapporto sessuale. Nell'atto Gusha, sverginato analmente, perde del sangue. L'odore attrae una mandria di topi ungulati dalla coda trinca, che rompendo le funi delle assi di legno si gettano a capofitto sui due giovani gay. Una scena raccapricciante di due ragazzi coscienti per tutto il tempo dello strazio dei loro corpi divorati vivi. Questo l'antefatto di una storia di paese, una mandria di topi che terrorizzerà la piccola cittadina e costringerà i politici ad intervenire.

Colpevole della fuoriuscita di questa mandria un dottore stimato e insospettabile, innamorato di uno dei due ragazzi e rifiutato in malomodo. Un processo penale che porterà all'impiccaggione del medico come momento di catarsi di un popolo sofferente. Drammaticità, sentimenti, pathos religioso e lotta di classe mescolati in maniera proverbiale in un film del quale sentiremo parlare a lungo!


Il regista Ashish Apurkikunthak, presente in sala, si è dimostrato molto disponibile verso la gente al punto da invitare un gruppo selezionato ad una cena offerta dalla Medusa (distributrice del film). Di seguito alcune foto coi momenti salienti della cena a riprova dell'entusiasmo strabordante e della soddisfazione del regista.


Grande amante dei vini italiani, Ashish Apurkikunthak ha sin dall'inizio messo ben in chiaro che la festa era stata data si in onore dei suoi ospiti ma soprattutto nei confronti della tradizione vinicola italiana.


Un bicchiere dopo l'altro hanno aiutato il regista iraniano Ashish Apurkikunthak a liberarsi delle sue tare culturali e a lanciarsi in veri tour de force danzerecci in compagnia coi suoi tanti accompagnatori (stranamente tutti maschi e "particolari").



La mano di uno dei collaboratori maschi del regista Ashish Apurkikunthak è intenta a rimettere a posto il corpetto tradizionale delle mugnaie iraniane del sud del suo paese.

Un ennesimo ballo tradizionale su musiche di Googoosh spinge il regista sui tavoli del ristorante.
Scompiglio tra i presenti quando si accorge di alcune macchie di grasso alimentare sulla parananza corpetto. Crisi di pianto prima e urla conciliatorie dopo a unisono con tutto il suo staff.


Tornato il buonumore, Ashish Apurkikunthak fa un lungo discorso in lingua farsi a tutti presenti. Non essendoci stato il traduttore non sono in grado di dire cosa abbia detto. Nei fatti, tutti applaudivamo a tempo anche per ringraziare del pasto luculliano.



Uno a uno poi ci siam messi in fila per scattare le foto al regista Ashish Apurkikunthak, a dire il vero un poco imbarazzati poiché per oltre 50 minuti si è bloccato su questa espressione perché a suo dire era giusto così.


Unico momento un poco destabilizzante è stata la necessità continua del regista iraniano di prendere il microfono e ripetere ogni 10 minuti che lui non era omosessuale. La cena è durata circa 4 ore quindi facendo i calcoli lo ha detto circa 24 volte, insinuando in me un dubbio che forse i suoi collaboratori maschi non erano con lui per caso.



Resta comunque il fatto che il film è eccezionale e merita tutto il successo di questo mondo. Grandissimi attori e topi eccezionalmente realistici. Se anche non vincesse il leone d'oro sarebbe comunque destinato ad essere il vincitore morale della manifestazione di quest'anno, che tra l'altro non ha brillato certo per originalità.

UNA MODELLA AL GIORNO


GIOACCHINA EUCANUBA
27 ANNI - BERGAMO
VOTO : 9
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disponibile per:
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cubista in discoteca
comparsa di film a tematica esistenziale

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