"La Nonnina" un terribile noir italiano del talentuoso regista leccese Upurro Peret. Erano anni, credo dai tempi di "Libera" di Pappi Corsicato, che non vedevo un film così vitale, creativo e lontano dal grigio delle produzioni nostrane. Una di quelle pellicole che stanno li a ricordarci la grandezza del cinema italico. La scelta della sala Greenwich da parte degli organizzatori dell'evento (la Medusa) non poteva essere più azzeccata. ALT! Aneddoto gustoso: Mario Luzzato Fegiz ha tentato di intrufolarsi nel cinema a scrocco senza successo ed è rimasto ad imprecare mezz'ora fuori dall'edificio, tenuto a distanza dalle guardie d'ordinanza. Ma, bando alle ciance, credo sia proprio il momento di raccontarvi la trama di questo film che arriverà nelle sale il 2 dicembre.
Il terribile transessuale settantenne Ulla (Aldo Biscazzoli), abbandonata dal compagno Benito (proveniente da una famiglia devotissima al Duce), vive nella propria due camere e cucina in un piccolo quartiere nei dintorni di Torvaianica, accudita premurosamente da un filippino gay (Jonathan Kashanian) e da un piccolo allevamento di galline nane. Il filippino un giorno muore cadendo inspiegabilmente dalla scala a chioccia sulla quale era stato fatto salire per pulire le cornici in gesso del soffitto, rimasta sola con le sue galline, Ulla va a vivere coi parenti a Corleone in Sicilia. Vende le sue proprietà a Roma e ne ricava duecentomila euro che promette di regalare, prima o poi, ai parenti che hanno deciso di ospitarla: Ignazio (Marcello Grigorio), marito di Gemmina (Milena Vucotic) e padre di 8 figli, e Salvo (Carmelo Cioffi), nubile cinquantenne omosessuale, disabile, mafioso e abbandonato dalla fidanzata di copertura perchè incinta del fornaio sotto casa. Istallatasi nell'appartamento di Ignazio, Ulla si mostra subito perfida, rinfacciando ai disprezzati parenti di volere solo i suoi soldi, e litiga continuamente con il Nipote Gay sull'uso del bagno comune e sul rumore dello sciacquone. Tutti la trattano sempre con rispetto come è uso nelle patriarcali famiglie siciliane, ma l'unico pensiero fisso di Ulla è quello di distruggerli tutti e di tenersi casa e soldi per sè. Un giorno la nonnina trova Salvo piangere disperato ai piedi del letto, prega e piange, piange e prega. Si dispera perché pensa di aver gettato al vento la sua vita, e che il suo sogno recondito di poter un giorno fare l'operazione per diventare donna è ormai divenuto una chimera. Ignazio sente questo colloquio, entra nella stanza e guardando Salvo con diprezzo sputa per terra e se ne va. La cosa colpisce non poco Ulla che, dopo un millisecondo di ragionamento, propone a Salvo di fare l'operazione e lui in cambio, per restituirle i soldi, farà in modo di prostituirsi dandogli gran parte degli incassi fino a copertura del debito più gli interessi. Nonna e nipote sembrano finalmente aver trovato un punto di incontro. Tuttavia, questa coalizione non sarà altro che il principio della fine per la famiglia. Ulla costringerà Salvo a dimagrire di 30 chili per diventare un travestito attraente prima e una transessuale agée poi, lo spingerà a mettere nelle mani della polizia Gemmina, Ignazio e gli otto figli facendoli passare per mafiosi (quando l'unico ad esserlo veramente era proprio lui) e convincerà il fornaio sottocasa a farsi riportare da Roma il suo allevamento di galline nane. Inutile dire che anche Salvo andrà incontro ad una indegna fine, illuso e tradito dalla nonna transex, non gli sarà mai concesso di fare l'operazione e la ferrea dieta lo porterà a diventare prima bulimico e poi anoressico. Morirà tra indicibili sofferenze e nell'indifferenza totale della sua vecchia parente, il cui ghigno malefico sembra ormai cristallizzato tra le rughe del suo volto. Vi risparmio la mia solita rilettura tecnico filosofica del film e lascio la parola agli spettatori all'uscita dalla prima, prontamente intervistati dalla WEBTV TUTTTADONNA



