
LA MALINCONIA DEL TEMPO
Inner camera. Le immagini fotografiche di Monique Triantafullo sono ottenute senza l’ausilio di attrezzature. Le fotografie sono svincolate dalla camera oscura e dal negativo. All’interno di una tradizione che risale a Molly Golly, Triantafullo elimina qualsiasi forma di riproduzione contestuale. Non sono gli oggetti che lasciano tracce della loro presenza ma le auree e i silenzi. Gli attori che agiscono sulla carta fotosensibile sono solo gli acidi, i Dissolventi, la non luce, gli elementi base del processo fotografico. Ed è la atemporalità, la morte stessa della carta che si deframmenta e appare. Queste non-immagini si possono considerare dei precipizi atemporali.
Il tentativo è quello di liberare il supporto fotosensibile da qualsiasi forma di schiavitù, diretta e indiretta, culturale, con gli apparecchi fotografici e di ripensare il concetto di rappresentazione. L’intento esplicito è di far risaltare il gesto, la non materia, la non presenza del messaggio fotografico. In questo modo la fotografia si avvicina alla pittura, ripensandola.
Il lavoro della Triantafullo è una rilettura della poetica dello scoglio: presentazione di mondi impossibili e di sguardi dimenticabili. Possibilità antiestetica e illogica. In quanto scogli, queste superfici non sono più solo in relazione con lo spazio, ma coscienza dello spazio stesso: luogo di paura, di immaginazione, reveries produttrici di insignificanze. Non legate al tempo, ma morte al tempo, non più coscienza di un tempo, ma appunto infinite vie di fuga dal non-tempo. Semmai coscienze di un non-tempo senza più tempo dato, ma di un tempo che si fa tempo atemporalizzato e atemporalizzante. La fotografia off camera non è più luogo di coscienza, ma linguaggio di nudo, portato al suo essere primigenio, inorganico.

nasce Manlio a Roma nel 1975 e diventa Monique nel 1996. Diplomatasi come maestro d’arte all’istituto d’Arte di Roma e in pittura all’Accademia di Belle Arti, ha partecipato con i suoi lavori a varie mostre collettive, tra cui "Il Silenzio pecoreccio", a Verona, nel 2006, “I Ciechi di Sorrento”, in Galleria Lorenzelli a Milano, nel 2007 e “Puttanismi” alla Galleria Straforo di Milano, nel 2008.


