martedì 16 settembre 2008

UNA MODELLA AL GIORNO


COLETTE SOGGEPPOZZONE
19 ANNI - PREDAPPIO
VOTO : 9+
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disponibile per:
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ospite fisso nei salotti televisivi
marjorette in eventi di atletica leggera

cubista in discoteca
modella pret-a-porter
hostess per eventi sul fitness

IO TRAVESTITO SENZA PERMESSO DI SOGGIORNO DISCRIMINATO PERCHE' SOMIGLIO A MILVA


Per le esclusive del blog www.tutttadonna.blogspot.com un colloquio informale senza precedenti con un travestito extracomunitario senza permesso di soggiorno oggetto di razzismo e maltrattamenti giornalieri a causa della sua somiglianza con la cantante italiana Milva.

Xhuvani Purcaretji, quando viveva in Albania si spacciava per una donna adducendo a giustificazione della sua barba il fatto che sua madre, mentre era gravida di lui, era rimasta impressionata assistendo ad un un incidente stradale che causò la decapitazione del conducente. La sua vita a Tirana era serena anche se vissuta in perenni ristrettezze economiche. Sognava l'Italia come un faro di civiltà che gli avrebbe permesso di vivere liberamente, e fece di tutto per raccogliere abbastanza soldi da pagarsi nel 1989 un viaggio insieme ad altri clandestini. "Ero su quella famosa nave che sbarcò in Puglia, ripresa da tutte le televisioni del mondo, insieme ad altre migliaia di clandestini, sulla stessa imbarcazione c'era anche Kledi Kladiu, il ballerino di Maria de Filippi. Diventammo molto amici e condividemmo a lungo l'affitto di una casa a Milano, ma lui mi discriminava! ballava in casa a tutte le ore del giorno e della notte e mi diceva che ero brutta perché assomigliavo troppo a Milva. Secondo lui la mia barba non bastava a nascondere quei lineamenti così uguali alla cantante italiana". Io non sapevo chi fosse Milva, andai così in un negozio di dischi per cercare qualche suo lavoro, ma appena entrai due signore mi presero a borsettate dicendomi che incidevo dischi orrendi. Feci per spiegargli che non ero Milva, ma togliendomi la mano da davanti la bocca videro i peli della barba e cominciarono ad urlare come invasate fuggendo di corsa fuori dal negozio senza pagare i vinili. Il cassiere chiese a me i soldi delle due fuggitive e mi disse testualmente "Mai e poi mai comprerei un suo disco!".
Feci per prendere i soldi nella borsetta, ma togliendomi distrattamente la mano dalla bocca il cassiere vide i peli della barba e cominciò ad urlare come un pazzo fuggendo via dal suo negozio per sparire nel nulla. Da quel giorno presi possesso della bottega continuandomi però a domandare chi fosse questa Milva. Cercai di ordinare i suoi dischi ma i distributori al sentire il suo nome scoppiavano a ridere e glissavano.. Quel nome divenne la mia ossessione. Venivo picchiato giornalmente da gente che continuava a dirmi che con i miei dischi avevo rovinato le loro vite, che i miei capelli rossi erano la vergogna di Milano e che non bastava la mia barba finta a noscondermi dalla loro ira. Tentavo di spiegare loro che la mia barba era vera ma senza darmene modo correvano via terrorizzati urlando come indemoniati. Al che gridai con tutte le mie forze alla gente che io non ero Milva, ma l'unica persona che mi dedicò del tempo ad ascoltare mi rispose - "Torna in Giappone a fare le tournée e restaci!". Un giorno, camminando per i Navigli, un'immagine su un cartellone pubblicitario catturò la mia attenzione... ero proprio io in quella foto, ma senza la barba.. Fu un'emozione grande... che si sciolse all'istante quando finì di leggere che si trattava di Milva in un Recital di Brecht al Teatro Piccolo. Finalmente guardavo la faccia di quella che era la fonte di tutti i miei guai qui in Italia.

Quel venerdi successivo mi accampai di fronte al Teatro aspettando di incrociarla. Attesi per ore sotto il sole, la pioggia e il vento incessante. Verso le nove vidi una donna dai capelli rossi girare l'angolo e venire nella mia direzione.. era proprio lei.. MILVA!! Alzò lo sguardo, sgranò gli occhi e mi cominciò a prendere a ceffoni e calci.. non disse una parola se non quando andò via verso l'entrata del teatro gridando "lei incide dischi orribili! erano anni che mi cercavo per dirmelo! ...e soprattutto si tolga quella parrucca rovesciata sul mento che tanto l'avrei riconosciuta fra mille!". Tentai di spiegarle che quella era la mia barba, ma lei sgranò di nuovo gli occhi e prese ad urlare come una gallina inseguita da un lupo fuggendo via nella notte. Il concerto non si fece più quella sera e io continuai, nei giorni successivi, a prendermi gli schiaffi della gente che aveva pagato il biglietto e che inevitabilmente incrociavo per le vie di Milano.