martedì 25 novembre 2008

TUTTTADONNA A TEATRO CON GOVINDO BOCCINO E LA SUA "METERA"

Ulteriore anteprima teatrale del blog http://www.tutttadonna.blogspot.com/ !!!
Dopo i suoi successi al botteghino: "La verità nel letto", "Spasmi del deteuronomio", "Le aracnidi crocefisse" e lo splendido "A tu per tu bidù bidù" l'artista barese trans gender Govindo Boccino torna con un'opera teatrale rivoluzionaria scritta, diretta, prodotta e recitata nientepopodimeno che da lui stesso! dal 21 dicembre prossimo al 19 gennaio al Teatro della Aquile, sulla Via Appia a Roma, ci delizierà con due rappresentazioni giornaliere, un tour de force vero e proprio data la durata della piece che sfiora i 200 minuti. E' con cognizione di causa che vi parlo di un'opera rivoluzionaria. In qualità di pubblico preparatevi ad essere vere e proprie vittime sacrificali alle quali non verrà concesso il diritto alla parola ma la sola comunicazione con la luce. E' l'illuminazione, infatti, la vera protagonista di questa pièce, dove alle luci accecanti, violente e invadenti si contrappone il suono crepuscolare della voce e dei lamenti di Metera, madre e figlia di uno stesso uomo che ora è costretta a sposare a causa di un tacito accordo tra la badessa del refettorio delle suore di fronte la sua casa e il coinquilino trans gender del piano di sotto. Ai simbolismi tanto cari a Govindo, vanno aggiunti i silenzi atavici che accompagnano la sua magistrale interpretazione di ciascuno dei sette dolori di Maria. Con la sola presenza sul palco di una cornucapra redunca, il Boccino reinterpreta pagine del misticismo italiano rileggendole alla luce dei non-fatti che giornalmente riempiono le pagine dei nostri quotidiani. Il non tempo vissuto si alterna così in scena ai non compleanni del protagonista che, con i suoi non cambi di abito e i suoi rarefatti movimenti, comunica al mondo i suoi silenzi rumorosi. Una storia semplice e allo stesso tempo orribile che inquina il genere teatrale classico con lo splatter post realista e trasla elementi di classicismo nella rappresentazione orgiastica della solitudine cosmica. L'amplesso finale con elementi scelti dal Govindo stesso tra gli spettatori uomini delle prime file tra i 18 e i 30 anni scioglierà, in un pubblico ludibrio, l'arcano di chi fino a quel momento non ha osato dire. Tre semplici parole per descrivere questo spettacolo a cui ho avuto modo di assistere in quel di Firenze ieri sera: Straordinario, straordinario, straordinario! Come straordinari sono gli ultimi 15 minuti di spettacolo quando, dopo essersi fatto sodomizzare dai prescelti tra il pubblico, il protagonista si rivolge verso un punto fisso della sala con le dita a mò di V di vittoria, rimanendo sospeso ed immobile fino al termine dello spettacolo. Scelte drammaturgiche ardite ma, conoscendo profondamente Govindo, certamente ben ponderate in funzione del suo pubblico di ammiratori. Vorrei poter pubblicare le foto degli amplessi on stage, ma l'agente di questo straordinario attore non mi ha concesso questa possibilità. Personaggio difficile questo Dado (così si fa chiamare) che spesso ha creato intralci alla carriera del suo cliente, tenendo a distanza la stampa durante le prime e impedendo di fatto di recensire i suoi spettacoli sui maggiori quotidiani nazionali. Ora non so dirvi se questa strategia nel tempo ha pagato, di certo posso testimoniare che anche ieri sera vari reporters di quotidiani nazionali sono stati selvaggiamente rincorsi e attaccati da un Dado avvelenato munito di un coltello affilatissimo. Scene a cui noi fans di Govindo siamo ormai abituati e che in assoluta anteprima riesco a riproporvi in fotografia grazie alle moderne tecnologie, così da rendervi conto dei picchi di genio che può raggiungere un vero artista e il suo entourage. In ultima analisi una grande produzione teatrale totalmente italiana frutto del genio del più grande showman nostrano di tutti i tempi. Per quanto mi riguarda soltanto Antonella Elia e Patrick Rossi Gastaldi sono riusciti ad eguagliare l'intrinseca genialità del gesto, spinto all'eccesso di far credere ciecamente all'accessorietà della recitazione e lasciando pensare al pubblico che la propria incapacità di stare sul palco sia voluta e non il frutto della mancanza di talento. Accorrete a vederlo! ne vale la pena!