lunedì 8 settembre 2008

Le Trizzinniche


La sua mano si posò d’un tratto sul mio volto, non sono certa che volesse toccarmi. Sembrava piuttosto interessato a sfiorare con le dita la micro peluria bionda delle guance, o a spingere il suo indice nelle mie narici. Mi amava, ma del suo amore non ero degna. Non c’era sogno, evento o presa di coscienza che potesse convincermi del contrario. Cosa potevo offrirgli in fondo? Non ero altro che una scatola, una musa inerme che aveva speso troppo tempo dietro alla propria anima per capacitarsi del proprio scarso senso della misura.
Che iddio maledica chi mi ha reso immortale. Sguazzavo nel mio stesso sangue da ore, o forse giorni – eppure continuava a sgorgare incessantemente dalle vene, dalle arterie, dalle orecchie, dai miei occhi… i miei poveri occhi. Mai scorderò la delicatezza con cui il mio cane , per sfamarsi, poggiò il suo muso umido sulle mie gote per raccogliere con i suoi denti quel che restava dei miei bulbi oculari. Anche lui mi voleva bene, ma del suo amore non ero degna – neanche ora che gioivo nel vederlo mangiarmi brandello per brandello e nel sapere che ciò contribuiva a farlo sopravvivere
Anche un solo un giorno di più. Che iddio Maledica chi mi ha prosciugato le lacrime per piangere.
Mi conforta la certezza che lui fosse in qualche modo cosciente di sacrificare la sua vita nell’intento di salvare altre vite umane, e che in quegli istanti poco prima della fine trovasse sollievo nel sapermi salva e distante da quel teatro di guerra. Dio mi punirà per quello che sto dicendo..ma io odio quell’uomo…lui mi ha tradita, ha preferito loro a me e ben difficilmente estinguerò questo incendio di rabbia che ho dentro.

In quegli istanti di silenzio Ciappy, fradicia di sudore e ancora scossa per il brusco risveglio,
rivolse il suo sguardo fuori dalla finestra a vetri che dava su una discarica comunale. Vi campeggiava in bella vista un cartellone pubblicitario raffigurante tanti piccoli tacchini – alcuni in calzamaglia, altri spiazzanti nel loro candido ostentarsi – con una scritta in lettere cubitali:

Page blanche où est celui que j’aime ?
E di seguito : « Chez PizzaPeppaBella – la vraie pizza italienne depuis 1923 »
(specchio specchio dov’è colui che bramo? “Da PizzaPeppaBella” – dal 1923 la migliore pizza italiana)


Un trillo del telefonino costringe le sue pupille a farsi spazio tra quelle palpebre calanti e a guardare in direzione dell’apparecchio.
“pronto chi è?”
“sono zia Carla, ho saputo tutto e sono cosi addolorata per te…posso fare nulla? Vuoi venire a stare un po’ da me per distrarti?”
“no grazie, non me la sento proprio di farti le pulizie in casa”
“capisco.. ma almeno la spesa che hai dimenticato nel mio frigo posso consumarla prima che vada a male?”
“fai come ti pare, non mi interessa”
“sei diplomatica come sempre vedo..” !! Comunque vorrei fosse a te chiara la sofferenza che alberga nel mio cuore… sono senza parole…”
“Grazie a Dio! ‘notte Zia!”

Non lasciò neanche il tempo alla zia di salutare che lei gia le aveva chiuso la cornetta in faccia.Con un ghigno auto compiaciuto riprese a guardare fuori dalla finestra grattandosi il culo, quasi crogiolandosi tra quei miasmi infami di piscio e vomito, poi rivolse lo sguardo ai tacchini sul cartellone cominciando a ripetere in modo ossessivo che tutti erano prima o poi destinati a tornare alla polvere, come il suo compagno. Si girò poi a guardare verso la scrivania, cioè verso me…con uno sguardo sprezzante!

“Ometto da tre soldi! “

“Ma..ma.. stai dicendo a m..me?”

“e a chi altrimenti? Mi stai forse dando della pazza che parla da sola?”

“m..mm.ma come fai a vedermi?. io non esisto sono solo un narratore…”

“Zitta scema!! ti diverti tanto a farti gli affari degli altri, giocando con le loro vite, sceneggiando lutti, tragedie e catastrofi ? mi ti immagino a spararti le seghe sollazzandoti per le ottime trovate creative a questo nuovo racconto… Una casa davanti a una discarica schifosa!! E io pensi che sia così cretina da affittare una casa di questo genere?”

“Veramente a pagina 231 risulti essere la proprietaria effettiva e intestataria del contratto di vendita.”

“Mi fa piacere allora, oltrechè affranta dal dolore, jellata e con una puzza perenne di vomito per casa è emozionante sentirsi una cogliona in carne e ossa, il parto futurista di una mente malata come soltanto la tua può essere. “

“Io non ho mai pensato a te come ad una perdente, piuttosto ho scelto di metterti in un ambiente difficile affinché ogni tua parola riuscisse a trasmettere il senso dell’eterno”

Ciappy lo guarda in modo incredulo, poi allunga la mano verso il ferro da stiro.. fa per prenderlo con rabbia.. ma si blocca all’istante, limitandosi ad un semplice ..

“ma vattelappianderculo!”

“Ti pregherei di non insultarmi”

“me ne fotto delle tue preghiere! Tu mi hai creata vedova e sofferente e io ho tutto il diritto di mandarti affanculo!”

“Vedova??? Ma a me non risulta proprio questa cosa..”

“me l’ hai ucciso, la tua mente malata ha deciso che doveva morire in modo eroico”

“ma di cosa stai parlando??

“del mio compagno, il mio amato compagno…” (scoppia a piangere)

“Tu non hai mai avuto un compagno nel mio romanzo!”

Lo sguardo incredulo di Ciappy era a dir poco disarmante tanto da spingermi a darle le dovute spiegazioni

“ora stai calma, prometto di spiegarti tutto.. “

“che c’è da spiegare…..”

“vieni seguimi in cucina, muoviti su!” corsi nel corridoio a passo di footing e con un gesto repentino presi una collana di salsiccie attaccata alla parete della cucina…
“ne vuoi una?”

la salsiccia stretta in quella mano e diretta come un arma verso Ciappy spinse la stessa ad emettere due silenziose loffie dittongo di materia copiosa e parti disomogenee…

“sono imbarazzata ..mi spiace…non capisco cosa mi accade”

“hai solo scorreggiato, io purtroppo ci riesco solo mentre urino e come diceva mia Nonna Beppa… pisciare senza petare è, per così dire, come andare a Dieppe senza vedere il mare e che pisciare tra i rimbombi è cosa assai grata ai lombi! Mai vergognarsi, è sempre preferibile mollare una scorreggia in compagnia piuttosto che nascostamente come una spia!”

“mi rincuorano le sue dolci parole..(altre tre loffe una di seguito all’altra) …che mi sia sbagliata sul tuo conto?”

“non saprei, piuttosto tieni questa carta igienica che mi stai inzuppando il tappeto tibetano…”

Mi accucciai verso di lei e mi venne spontaneo dividere quel quantitativo di carta assorbente in due e aiutarla nel ripulire… non sapevo se quell’incontro avrebbe avuto un seguito o se l’avrei ritrovata il giorno seguente. Fatto è che in quell’istante ho finalmente avuto come la sensazione di cogliere un fiore in un mare di escrementi …



P.S. – il libro in questione non venne mai pubblicato e rimase nel cassetto dell’autore come il piu memorabile dei ricordi.
(p)(c) tutttadonna 2008

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